Giornalisti e barbabietole

Oggi incappo in un articolo che parla di una nuova "plastica" biodegradabile che non ha bisogno del petrolio per venire prodotta (http://www.repubblica.it/scienze/2012/06/20/news/la_scoperta_italiana_della_plastica_pulita-37551403/). Interessante, mi dico, e comincio a leggerlo. E a dire il vero l'argomento è interessante (in pratica degli italiani hanno messo su un nuovo metodo per produrre un polimero biodegradabile a aprtire dal melasso dello zucchero che pare sia uno scarto della produzione). Bello, bravi, sono sempre cose che fanno piacere, e hanno avuto una buona idea. Però l'articolo... il giornalista mette in serie una sequenza di frasi fatte male, quando non completamente sbagliate, che mi ha dato davvero fastidio. Ne prendo qualcuna, tra quelle che più mi hanno infastidito (ignoranza, malafede e disinformazione si mescolano nella melma), cominciando da una parentesi sulle plastiche tradizionali: "(il petrolio, com'è noto, è la base di tutte le plastiche e l'origine dei problemi a smaltirle dato il suo tasso terribilmente inquinante, vedi la diossina)" Quella sopra è una frase senza senso. Secondo me non è neanche un errore, è ignoranza mescolata a totale disinteresse per quello che si sta scrivendo (e poveri tassi :P). "Un grande orgoglio nazionale di cui andare fieri. Il mais però è un alimento: usarlo per fare la plastica vuol dire farne salire il prezzo e si è visto con i biocarburanti di prima generazione come questo possa essere problematico. " Qui sta parlando del MaterBi. Peccato che si dimentica di dire che questo polimero non viene prodotto dalla parte edibile del mais, ma dal fusto e dalle foglie, che prima venivano gettate. La produzione degli scarti della pianta del mais eccede enormemente la richiesta, per ora piuttosto bassa, per farne MaterBi. In ogni caso, anche se la produzione dovesse aumentare (lo farà sicuramente, ma è un polimero con molti difetti, ad esempio è molto deperibile e morbido, inadatto per qualsiasi applicazione che richieda plastiche rigide e resistenti), paragonarlo ai biocarburanti (di prima generazione? Neanche spiega cosa significhi) con conseguente aumento dei prezzi di coltivazione è semplicemente ridicolo. Quello che avrebbe dovuto sottolineare qui l'imbecille è che i campi dove si produce biocarburante sono sottratti alla produzione di cibo, e nei paesi dove i coltivatori sono sovvenzionati per la produzione di colza si sono verificati degli aumenti nel costo del frumento e di altri prodotti primari. Dove ci sono grandi campi che sono potenzialmente coltivabili a colza? Nel terzo mondo, proprio dove non si dovrebbe permettere che il costo del frumento e di altri prodotti diventi troppo caro. "[...] e in un anno sono pronti a realizzare la molecola descritta dal biologo francese Maurice Lemoigne nel lontanissimo 1926: il PHA." Non spreca neanche una parola per spiegare l'acronimo. Come se un acronimo sconosciuto avesse in sè celato un significato ben noto (o sta giocando sul fatto che un acronimo "chimico" suona più "scientifico" e rende l'articolo più intrigante?) "Si tratta di affamare e poi far ingrassare dei batteri. In poche ore quel grasso diventa la polvere con cui facciamo la plastica " Questa sopra è la spiegazione più scientifica di tutto l'articolo. Da notare che non c'è nessun riferimento al melasso qui, e neanche la spiegazione di come questo e il grasso dei sedicenti batteri siano collegati. Ma il lettore è così furbo che può capirlo da solo. "A sentire la spiegazione del capo del laboratorio, Simone Begotti, un quarantenne che per anni si è occupato di fermentazione in aziende biofarmaceutiche, la ricetta è un segreto di Stato ma il procedimento non è complesso" Non so se leggerete l'articolo, ma metà di esso è incentrato sull'"effetto sensazione" di come gente che prima si interessava solo di computer, e che comunque non c'entrava nulla con la chimica, fosse riuscita a creare il nuovo polimero. Peccato che qui salta fuori il "mago" (come lo chiamerà, sopraffatto dalla sua fascinazione per il personaggio poco più avanti), che altro non è che (probabilmente) un biochimico. La smetto qui con gli estratti, ma credo che basti a dare l'idea del perché io abbia trovato l'articolo riprorevole. Alla fine il giornalista (?) è cosi preso dalla sviolinata al suo nuovo polimero che non si accorge nemmeno che, dato che è prodotto da un vegetale, alla fin fine, questo nuovo polimero pone gli stessi problemi che aveva sottolineato per il MaterBi e i biocarburanti. Bleah.